Ego memor agmen sunt                 

                                                                                                                                                                                                               

                           Un altro vecchio tabù cade , una vecchia diceria pseudoscientifica viene abbattuta.
La memoria dei pesci non è affatto così labile come si credeva fino ad oggi.
Lo affermano le ricerche della MacEwan University del Canada, presentate al meeting nazionale della Society for Experimental Biology a Manchester,


D’altro canto sentore di ciò già veniva dai tanti aneddoti di acquariofili amanti dei loro pinnuti che riferivano di comportamenti che facevano presagire capacità di memoria.

Indovinate quale famiglia di pesci si è scelta per svolgere qusta ricerca ?
Manco a dirlo i Ciclidi ovviamente e in questa famiglia si è scelta la specie forse più familiare ai ciclidofili di tutto il mondo: Labidochromis ceruleus.

Si è attrezzato un acquario disponendo alle sue due estremità dei monitor, su uno erano visualizzate strisce che viaggiavano dal basso verso l’alto e sull’altro strisce che dall’alto viaggiavano verso il basso.
Quando gli esemplari si avvicinavano al primo lato venivano fatti cadere qualche pellet di mangime per alimentarli.

Si è tenuti a questo regime i ciclidi per un periodo di tre giorni e poi li si è trasportati in un altro acquario, dove i pesci non hanno avuto nessuno stimolo visivo per quasi due settimane.

Passato questo periodo i Labidochromis sono stati riportati nel primo acquario e monitorato il loro comportamento.

Si è così osservato che tutti gli esemplari stazionavano lungamente nei pressi del lato dove le strisce viaggiavano dal basso verso l’alto anche se non venivano immessi pellets, indice palese che i pesci associavano, tramite la loro memoria visiva, la possibilità di essere alimentati.
Tale comportamento si rivelava anche se si invertivano le immagini sui monitor con gli esemplari che si spostavano prontamente verso il lato opposto dove ora venivano trasmesse le linee che viaggiavano dal basso verso l’alto.

Quindi i pesci non solo sono in gradi di stabilire una traccia di memoria per lungo termine, ma sono anche altresì capaci di immagazzinare una nuova traccia di memoria andando a sostituire quella precedentemente acquisita.

A sunto di questa nuova ricerca, come giustamente sintetizza il Dott. Hamilton, i ciclidi dimostrano una ennesima capacità evolutiva di importanza vitale, sapendo ricordare in natura le zone dove maggiore è la possibilità di alimentarsi e dove magari e minore la possibilità di trovare antagonisti predatori, favorendo così la capacità di imporre la sopravvivenza della propria genetica.


Fonti : http://www.bbc.co.uk/nature/28111346 http://www.greenreport.it/news/aree-...n-per-secondi/                        

                                                                      

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