I vermi Acantocefali per definizione sono parassiti di transizione.
Infatti in natura essi infestano nella forma larvale per primi piccoli crostacei, come ad esempio i Gammarus. Nel momento in cui il pesce va a cibarsi del piccolo crostaceo ecco che l'acantocefalo si insedia nel nuovo ospite maturando la sua forma corporea.

Come si vede nell'immagine, in questo stadio il verme sviluppa un apparato boccale a proboscide, che in questi vermi è tipicamente uncinata.
Il verme si insedia nel apparato intestinale, fissandosi alle pareti con gli uncini della proboscite.

Il danno riportato da un singolo acantocefalo su un pesce in piena saluto è limitatissimo, cosa ben diversa se l'infestazone ha proporzioni più massiccie.

La sezione di parete intestinale in cui il verme va a piantare i suoi uncini, ferite da questi, possono avere danni collaterali anche più gravi che non dall'azione propia del verme.
Difatti le ferite possono apportare come danno conseguenziale infezioni batteriche molto dannose.

Vero è che pesci nati in vasche raramente possono essere attaccati, discorso ben diverso quando si introducono in vasca esemplari selvatici o provenienti da allevamenti che usano laghetti e stagni a cielo aperto e quindi potenzialmente portatori di vermi.

Per la cura vanno usati farmaci a base di Metronidazolo, come ad esempio il Flagyl che viene venduto sotto forma di pasticche.
La dose ideale è una pasticca ogni 25 litri d'acqua della vasca, polverizzando il farmaco e disciogliendolo prima di portarlo in vasca.
La temperatura va portata sui 30°C , l'uso di un aeratore supplementare è consigliato.

Dopo il primo ciclo di cura di 5 giorni va effettuata un cambio parziale dell'acqua tra il 40/50% e riprendere un nuovo ciclo di cura per altre due volte.

Ottimo risultati si sono osservati alimentando gli esemplari infestati con mangimi a base di aglio.
Tali mangimi possono essere tranquillamente usato anche una volta terminato il periodo di cura o come regolare profilassi preventiva.
 

  

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